Intervista all'Architetto Giovanni Francesco Frascino

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Minimalismo, design sartoriale, dettagli minuziosamente curati e materiali di qualità: sono questi e molti altri gli ingredienti dei progetti e degli allestimenti ad opera di Giovanni Francesco Frascino, Architetto, Designer e docente, che lavora costruendo maquettes come strumento primario per il controllo e lo sviluppo delle idee.

Tutto, secondo un approccio al fare che Frascino stesso definisce di tipo sperimentale, basato sulla ricerca. Un modello di lavoro che affonda le sue radici nel passato, quando il progettista, nelle botteghe, era considerato l'Artigiano superiore. Ed è proprio di questo che abbiamo parlato con l'Architetto, intervistandolo sul tema.

La società contemporanea impone modelli legati al virtuale e alla velocità. Ha ancora senso oggi parlare di manualità?

Quando la mente e la mano vengono separate ne deriva una progressiva ed inevitabile alienazione, ma da sempre, tradurre l'idea in manufatto e vedere concretizzata la fatica del proprio lavoro conduce alla massima soddisfazione. Il concetto di manualità, strettamente legato a quello di artigianalità, ritrova oggi più che mai un senso e si riscopre vero valore aggiunto per ciò che si crea e si offre al cliente. Non è possibile pensare senza avere una diretta corrispondenza nell'azione. Questo è un tema su cui si dibatte ampiamente da secoli, anche sul fronte sociologico – si pensi a Thomas Hobbes, Richard Sennett, Enzo Mari – e che oggi si conferma attuale e urgente, proprio per via della sempre più preponderante dimensione virtuale.

Foto: Ph. Fulvio Ambrosio

La cultura occidentale ha però da sempre avuto difficoltà nel mettere insieme mano e mente. Cosa ne pensa?

Per rispondere è necessario guardare indietro, tornando per un attimo ai tempi dell'Antica Grecia, quando l'artigiano rappresentava un vero e proprio demiurgo e non vi era una così netta separazione tra il pensare e il fare. A mio avviso, soprattutto al giorno d'oggi, si dovrebbe partire dai luoghi della formazione in cui tornare al modello humboldtiano: l'arida lezione frontale dovrebbe lasciare spazio al seminario, recuperando il binomio maestro-apprendista. Tornare, insomma, al concetto rinascimentale di bottega artigianale.

Personalmente, adotto un modo di affrontare il lavoro in cui la vera conoscenza deriva dai sensi, dall'esperienza. Dove la tecnica non è svincolata dal pensiero, secondo un approccio sperimentale basato sulla ricerca.

Foto: Ph. Luciano Romano

Quindi, il corpo unito alla mente, il pensiero seguito da un'azione, ma questo connubio cosa può offrire concretamente alla società contemporanea?

Senza dubbio la creazione di prodotti di qualità, che possano migliorare sia la vita di coloro che li realizzano, che quella di coloro che li utilizzano. Il mio è dunque un invito a guardare alla cultura materiale, sposando la filosofia di Richard Sennett secondo cui, appunto, fare è pensare.

Foto: Ph. Luciano Romano

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